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Gromo
Gromo in Valle Seriana è un sogno infranto all’improvviso, quando l’acqua cancellò le fucine che resero questo borgo una miniera di tesori
Il legno, il ferro, la pietra. E la dolcezza delle cime. Questa è Gromo (BG), borgo dell’alta Valle Seriana che fu presidio di ricche miniere di ferro, poi sede di libero Comune e quindi luogo di smistamento verso i mercati europei di armi bianche, spade e pugnali forgiati dai poderosi magli mossi dal suo torrente.
L’acqua è stata la sua ricchezza e la sua rovina: ne ha plasmato le forme nelle ere preistoriche, ha portato energia e guadagno alle sue botteghe e infine ha cancellato con una inondazione tutte le sue fucine, un giorno di novembre del 1666, scardinando la sua economia.
Da lì, Gromo è tornato a essere villaggio rurale tra le Alpi Orobie, circondato dai pascoli e dalle mulattiere e con i tetti d’ardesia che la ricoprono come un duro e uniforme manto protettivo; qualche macchina ora lo attraversa, ma in fondo il borgo non è tanto diverso da come appariva nel dipinto secentesco conservato nella chiesa di San Gregorio.
Sorprende, anche, la bellezza racchiusa in un borgo tanto piccolo che esprime la raffinatezza artistica raggiunta da questa comunità grazie alla prosperità portata dalle sue fucine: altari dorati, affreschi cinquecenteschi, statue di legno, antiche pergamene, portali in pietra, artistiche inferriate, specialmente nella chiesa di San Giacomo, fuori del centro storico e vero gioiello del borgo, a cui si sono aggiunte le ville liberty sorte ai primi del Novecento, quando Gromo era una località di villeggiatura alla moda.
Cuore del borgo è la scenografica piazza Dante con il duecentesco castello Ginami, il palazzo Milesi (del 1443, ora Municipio) con l’elegante loggiato, l’archivio civico con le preziose pergamene e la già citata chiesa di San Gregorio. E tutt’intorno alle “strecie”, le strette viuzze, si dispiega il verde dei monti.
COMUNE CERTIFICATO CON LA BANDIERA ARANCIONE DEL TOURING CLUB ITALIANO
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