- Arte e Cultura
Monumenti funerari di via Mantova
Nel 1959, durante lo scavo per le fondazioni di un palazzo in via Mantova 8, venne alla luce una struttura costituita da un filare di lastre orizzontali, un successivo corso di blocchi verticali e un terzo di blocchi orizzontali.
La struttura, alta 1,70 mt e larga 1,4 mt, venne messa in luce per 24 mt di lunghezza, assieme ad un altro muro a nord realizzato con pietrame, frammenti laterizi e malta. Lo scavo non fu subito segnalato alla Soprintendenza che poté intervenire solo in seguito. In totale vennero recuperati dieci stele, quindici blocchi tra lisci e decorati, e undici elementi modanati pertinenti al basamento di un monumento funerario.
Nel 1963, in occasione di altre opere edilizie 30 mt più a nord, si rinvennero altri resti murari sul medesimo allineamento. La struttura rinvenuta in via Mantova fu interpretata da Mario Mirabella Roberti come l’argine del porto fluviale della città: sebbene il parere degli studiosi non sia concorde, si ritiene che esso venne realizzato in epoca tardo-antica, in età gota o longobarda (dal V sec. in avanti), in seguito allo smantellamento della necropoli che si estendeva ad oriente della città lungo la via per Verona in uso tra la fine del I sec. a.C. e i primi decenni del IV sec. d.C.
Le stele recuperate sono tutte di grandi dimensioni, alte oltre i 2 mt. Tra quelle decorate da tre ghirlande che inquadrano, in alto e sui lati, il testo epigrafico si segnala la stele di C. Nutrius Gallus che prestò servizio nella VII legione Hispana, detta anche Galbiana. Di tipo diverso è, invece, quella di Lucilia Polla in quanto la defunta scelse di far raffigurare il proprio ritratto, assieme a quello del marito Marco Murrio Saturione, su una semplice stele rettangolare, probabilmente decorata da elementi metallici applicati, e collocata entro un recinto funerario di 3,5 mq.
Tra i materiali recuperati, ventisei blocchi formano il basamento di un monumento a dado sovrastato da una tholos o da un’edicola rettangolare. Secondo la ricostruzione proposta da Giuliana Cavalieri Manasse, le dimensioni raggiungono circa 10x11 mt e un’altezza di 3 mt, a cui devono essere aggiunti lo zoccolo e il fregio. Dell’iscrizione rimane solo l’angolo superiore destro; secondo l’ipotesi ritenuta più probabile, l’integrazione rivelerebbe il cognomen Labeo.
La superficie esterna di questa struttura era scandita da lesene sormontate da piccoli capitelli a volute vegetali; nell’intercolumnio si ripete il motivo dei festoni vegetali e bucrani; lo spazio libero, poi, viene ulteriormente arricchito da taeniae svolazzanti e oggetti di ambito sacrale. Il monumento è stilisticamente datato al quarto decennio del I sec. d.C.
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